Juventus: Montoya vuol lasciare il Barca e ha cambiato procuratore

Con Luis Enrique mai più. Martin Montoya ha capito che con l’attuale tecnico al Barcellona non troverà mai spazio ed è pronto a fare le valigie, sul calciomercato di gennaio sarà uno dei pezzi pregiati e su di lui c’è già la fila. In pole c’è la Juventus con Allegri che, da quando ha cambiato modulo, ha bisogno di un terzino adatto alla difesa a quattro anche alla luce delle difficoltà nel rinnovo per Lichtsteiner. I bianconeri però non sono gli unici ad aver messo gli occhi sul laterale azulgrana, anche Inter, Milan, Everton e Napoli hanno chiesto informazioni. L’addio al Barcellona sembra sicuro, nonostante un ricco contratto rinnovato di recente fino al 2018. Già in passato Montoya era stato blandito dai club italiani ma il giocatore era convinto di potersi ricavare uno spazio importante nel club basco. Niente di più falso. Il giocatore nato a Viladecans ha giocato sinora in stagione solo una delle 15 gare fatte dal Barca, contro l’Athletic al Camp Nou e quando ha chiesto spiegazioni a Luis Enrique gli è stato detto chiaramente che è il quarto della lista. Prima di lui non c’è solo Dani Alves ma anche Douglas Pereira e Adriano. Montoya non convince Luis Enrique che ne apprezza le capacità difensive ma non quelle di propulsore offensivo sulla fascia e per il gioco del Barcellona il gioco sugli esterni è fondamentale. Da qui la decisione del giocatore di chiedere il trasferimento.

I DUBBI - Un intoppo c’è: il club sa di dover scontare nel prossimo mercato la sanzione Fifa che gli impedisce di fare acquisti e vuole andarci con i piedi di piombo nel vendere qualcuno. Il giocatore però non vuol sentir ragioini ed ha deciso di dare un’accelerata alle operazioni. Ha lasciato il suo agente e ha deciso di prendere come procuratore quel Juan de Dios Carrasco che lo ha seguito da quando aveva 11 anni fino ai 19. La Juventus è intenzionata a chiedere il giocatore in prestito con diritto di riscatto e dopo i felici precedenti di Llorente e Morata ora i giocatori spagnoli sanno che a Torino l’ambientamento è facilitato.

Stefano Grandi