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Calciomercato Milan, B.Berlusconi: Sì a top-player ma più giovani

31/03/2014 11:55

Calciomercato Milan, B.Berlusconi: Sì a top-player ma più giovani |  Sport e Vai

Non si discosterà molto dalle linee guida intraprese dal Milan sul calciomercato negli ultimi anni la politica rossonera nell’immediato futuro. Lo assicura Barbara Berlusconi in un’intervista al mensile FourFourTwo di cui erano state già lanciate alcune anticipazioni nei giorni scorsi. Milannews pubblica l’intervento integrale in cui si possono evidenziare alcuni punti chiave. Dopo aver ammesso che per lei il Milan è sia un affare di cuore che un business ed aver indicato come esempio di paese calcisticamente virtuoso la Germania ("La Germania, con stadi di proprietà e ricche sponsorizzazioni, senza fare follie hanno creato un sistema virtuoso, un esempio da imitare. Conti in ordine, stadi pieni, sviluppo delle attività commerciali e tanti giovani in campo. Dobbiamo sempre ricordarci poi che Il calcio non è un business solo per chi guadagna milioni di euro, ma anche per i tanti posti di lavoro che crea") la figlia del patron parla del futuro: “Il Milan sta affrontando una profonda riorganizzazione. Si sta attrezzando al meglio per affrontare le nuove sfide di un calcio che certamente è cambiato. Puntiamo molto sui giovani, su una struttura di osservatori in grado di scovare nuovi talenti in tutto il mondo. Ma questo senza rinunciare ai grandi acquisti, ai grandi top player. L’obiettivo è quello di ingaggiare giovani talenti prima che diventino top player e prima che il loro costo sia, per noi, difficile da sostenere. Aumentare i ricavi, poi, è una sfida per noi centrale. Solo così potremmo autofinanziarci, migliorare le strutture e permetterci qualche top player in più. Una sfida che darà i primi risultati nel medio periodo, non prima di tre anni”. Capitolo stadio, anche il Milan vuol costruirne uno suo: "Confermo che stiamo valutando soluzioni alternative a San Siro. Ma decisioni non sono state ancora prese anche perchè il tema è molto complesso. Richiede un approfondimento che è in corso proprio in questi giorni con i miei più stretti collaboratori. Gli stadi italiani risentono del tempo. Erano stati concepiti per il campionato del mondo del 1990. Oggi, invece, lo stadio deve essere un luogo in cui si fa intrattenimento non solo per i 90 minuti della partita. Ma sette giorni su sette. Mi piacerebbe, ad esempio, vedere le famiglie trascorrere l’intero pomeriggio dell’incontro di calcio all’ interno di una struttura che possa offrire ai propri clienti anche Ristoranti, Bar, Palestre, sale per riunioni e convegni. Solo così gli incassi potranno aumentare". Sul fair-play finanziario la Berlusconi dice: "Vedremo se è solo uno slogan o sarà applicato veramente. Di certo obbliga a una gestione totalmente diversa. Le proprietà avranno forti limiti alla possibilità di ripianare le perdite. E non perché non lo vorranno, ma perché questo provvedimento non lo consentirà più. Il Milan, in ogni caso, come anche altre realtà italiane, è chiamato a vincere la "sfida della modernità". Deve strutturarsi per competere sui mercati internazionali, attrarre nuovi partner commerciali, guardare ai paesi emergenti, far crescere la notorietà del brand, rinnovare le strutture, gestire il marchio a 360 gradi. Soprattutto, diversificare i ricavi. Tutti gli sforzi e le energie non potranno più esaurirsi nella mera fase sportiva. Oggi, questo orientamento è l'unico possibile. E non solo perchè lo impone l'UEFA, ma perché ne sono convinta. Oggi, solo il 9% delle risorse di finanziamento delle società è costituito da ciò che le stesse posseggono, ovvero dai capitali propri. I debiti verso le banche o verso sono oggi molto pesanti. Ciò significa che le persone che fanno il calcio in realtà non lo posseggono, o ne posseggono solo una minima parte, e che se un giorno le banche non dovessero più sostenerlo, questa realtà sarà destinata a collassare". Il calcio per lei non è solo uno spettacolo: "Non proprio, è una affermazione riduttiva. Il nostro business però è anche quello di fare spettacolo e intrattenimento. Ma il calcio è anche qualcosa di piu’. Come ho già avuto modo di affermare, nel calcio non esistono, tra le persone, differenze sociali, razziali, politiche o economiche. Il Calcio ci rende tutti uguali e tutti liberi: si dispera e soffre il manager della city di Londra così come il bambino dei sobborghi di Soweto, i discendenti Inca a Lima così come gli impiegati in coda nel metro di Tokyo. Il Calcio è la lingua del mondo perché non si è ancora scoperto sul pianeta terra qualcosa che abbia la stessa forza narrativa, qualcosa che generi lo stesso potere di identificazione tra le persone”.

Stefano Grandi

 


Tags: stadio uefa calciomercato milan san siro fair play berlusconi barbara

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