Zaza cerca riscatto al Valencia: Ho preso il 12 e voglio restare a lungo

Numeri disponibili non ce n'erano, così Zaza ha dovuto accontentarsi di una maglia che rimanda più al secondo portiere che a un bomber, la n.12, ma l'ex attaccante della Juve che oggi è stato ufficialmente presentato al Valencia, arriva carico di entusiasmo. Il club spagnolo l'ha preso in prestito per 2 milioni con opzione di acquisto fissata a 16 milioni se giocherà almeno 10 gare da titolare e se il Valencia non retrocederà e lui intende rimanere a lungo in Spagna: “E' stata una trattativa laboriosa ma finalmente sono qui. Da tempo sapevo dell'interessamento del Valencia e quando sono andato fuori squadra al West Ham sono iniziate le negoziazioni. Avevo voglia di vestire questa maglia. Sapevo che mi voleva Prandelli però, quindi quando è andato via ho pensato che fossi solo una sua richiesta personale. Il giorno dopo però il club mi ha richiamato per dirmi che mi volevano lì”. In Premier la sua avventura è stata a dir poco deludente: “E' stato un momento difficile per me, quando ho lasciato la Juventus ero ottimista, volevo fare un'esperienza in Inghilterra perchè pensavo che il calcio inglese si adattasse alle mie caratteristiche ma tutto è andato male dall'inizio. Credo che la colpa maggiore sia stata mia, perchè mentalmente non mi sono adeguato. Era tutto diverso, la cultura e tutto il resto, tutto negativo. Ora che sono qui mi dispiace di non aver dimostrato quel che so fare in Premier. Sono al Valencia per vincere e segnare il maggior numero di gol, dobbiamo risalire in classifica. Prima di firmare conoscevo la situazione ma ho fiducia nel club e nella squadra, ci sono giocatori forti. Non so se potrò giocare già sabato perchè non gioco da un mese e devo lavorare ma fisicamente sto bene. Il numero di maglia? Non ce n'erano molti liberi, ho scelto il 12”. Una cosa Zaza tiene a sottolinearla: “Non sono venuto qui per rimanere solo sei mesi, voglio restare a lungo. Ho scelto il Valencia perchè è stato il club che mi ha voluto più di tutti. Questa città mi ricorda l'Italia, mi dicono che qui si vive bene. I tifosi sono esigenti ma è normale. Quando Prandelli mi ha chiamato mi ha detto la verità: che era una situazione difficile ma che la squadra era forte. Ho chiesto a Moretti, a Di Vaio, Corradi e Carboni che hanno giocato qui e mi hanno detto che si vive bene. Sono felice, era quello che volevo”.

Stefano Grandi