Zapata: Tifavo Inter ma il mio maestro è stato Higuain

Oggi è uno dei bomber più in forma del campionato, nelle ultime 6 partite sempre a segno (9 gol) in campionato, gol e assist in Coppa Italia nel 2-0 al Cagliari negli ottavi ma per Zapata non sono stati sempre momenti felici in Italia. L'attaccante dell'Atalanta si confessa al Corriere della Sera: "Si  migliora con i gol, imparando dai maestri giusti e senza ascoltare le critiche superficiali. E con un po’ di fortuna, ovvio. Prima succedeva come a Roma che calciavo, pigliavo il palo e segnava Castagne, oppure come col Milan: tiro, respinta e gol di Rigoni. Non che io non ci fossi, mancava il dettaglio. Era solo questione di tempo. E ora tutto è cambiato, ma lo so che prima o poi mi fermerò. La missione sarà continuare comunque a crescere. Alla fine la cosa che più inorgoglisce è questa: sono sempre cresciuto, nei gol e nel gioco per la squadra». Si parlava di maestri: «Uno è stato Higuain al Napoli: che spettacolo i suoi movimenti. Idem Quagliarella alla Samp. Allenarsi con gente simile è un privilegio. L'Italia mi piace. A Napoli è nato il mio secondo figlio Dayton (4 anni, la primogenita è Dantzel, 6, ndr), l’Italia l’ho già girata tutta e mi sono sempre trovato bene: al Nord e al Sud, con o senza il mare». E nonostante il razzismo: «Vi dico che il razzismo è un fenomeno globale. Ho giocato in Argentina e in Colombia: c’è pure lì, purtroppo.Io mi immagino cos’ha passato il mio amico Koulibaly. Un segnale va dato. Siamo nel 2019, dai, cose simili non sono più concepibili». Se non avesse fatto il calciatore avrebbe giocato a «Basket. Ci giocavo da bambino. Amo l’Nba, adoro LeBron James, ma io mi vedo più come un Westbrook». Il suo primo amore è stato l'Inter: «Tifavo una squadra per ogni Lega. Dell’Inter mi piacevano i colori. Ma amavo soprattutto l’Arsenal di Henry. In Colombia impazziamo per la Premier. Magari un giorno ci giocherò».