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Sarrismo contro Allegrismo, due filosofie opposte si sfidano

22/04/2018 12:31

Sarrismo contro Allegrismo, due filosofie opposte si sfidano |  Sport e Vai

Non è solo Juventus-Napoli, ovvero la prima contro la seconda con quattro punti a dividerle in classifica, non è solo un duello scudetto che da tempo mancava per una rivalità basata più sulle antipatie delle tifoserie che su effettivi scontri comuni al vertice, non è solo il big-match che potrebbe chiudere o riaprire uno dei campionati più incerti degli ultimi anni. E' anche una sfida di filosofie, il cosiddetto “sarrismo”, che in realtà è stato alimentato molto anche dall'ipnosi collettiva del popolo napoletano che ha voluto rivestire di suggestioni sociali una figura e un modo di agire, e l'”allegrismo”, neologismo di fatto mai usato perchè l'allenatore della Juve non è portatore di un'ideologia calcistica, è solo uno dei migliori allenatori d'Europa che dopo tre scudetti di fila cerca il quarto sigillo personale (il settimo consecutivo per la Juventus) per stupire ancora e a modo suo. E il modo suo è tanto diverso da quello di Sarri. Le differenze tra due toscani atipici sono tante e in tutti gli aspetti, calcistici e non. In tuta e sigaretta l'allenatore del Napoli, che non si fa la barba per scaramanzia, in giacca il tecnico bianconero che al look ci tiene eccome. Poco incline a parlare con la stampa Sarri che, se potesse, eviterebbe anche i confronti post-partita, gli unici cui presenzia per obblighi con le tv più che altro. A suo agio davanti a telecamere e microfoni Allegri: potesse evitare di perdere oltre un'ora e mezza dopo ogni partita anche lui ne sarebbe contento, chiaro ma non ha mai fatto silenzi stampa e se ci sono più appuntamenti in settimana non si tira mai indietro nelle presentazioni di vigilia e nei post-gara. Poi c'è quel tormentone tra la cosiddetta Grande Bellezza e l'estrema praticità della Juve: bello anche se non sempre vincente il Napoli, a volte bruttino ma quasi sempre efficace il club bianconero e fiumi di parole, polemiche e chiacchiere sul tema con Sarri che s'inorgoglisce e Allegri che se la ride. Perchè poi contano gli albi d'oro e i trofei, e questo lo sanno tutti. Tatticamente i due sono assai diversi: integralista Sarri, che ha scelto da anni il suo zoccolo duro di titolarissimi cui concede pochissime variazioni senza mai modificare lo spartito: da quando il confronto con Reina e la squadra lo fece virare sul 4-3-3 (dopo gli stenti del 4-3-1-2 che voleva trapiantare a Napoli dal suo Empoli) non s'è mai mosso da lì Sarri. Eclettico Allegri che ha giocato con quasi tutti i moduli a disposizione nella sua Juventus: difesa a 3, a 4, centrocampo a 2 o a 3, tridente o trequartista dietro le punte. Legge meglio le partite l'allenatore della Juventus che più di una volta ha rovesciato le gare in corsa proprio con i cambi sia di uomini che tattici. Poi c'è anche l'eterna storia del fatturato, cui ricorre spesso Sarri per ricordare che la forza economica (e non solo, fa capire il tecnico) dei bianconeri è nettamente superiore. Infine quel fascino dal sapore civico-politico, il sarrismo e rivoluzione che tanti tifosi hanno voluto leggere e rivisitare in altra chiave, come l'assalto del potere operaio allo strapotere dei padroni, ma qui si sconfina nelle leggende metropolitane. Ecco, anche – ma non solo – questo è Juventus-Napoli di stasera.

Fabrizio Piccolo


Tags: juventus allegri sarri

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