30/11/2020 17:03
"Mentre dipingevi la Cappella Sistina, ovvero la punizione alla Juve, io ti ho portato un tubetto di colore e tutti si ricordano di me in quel momento più che per tanti anni di carriera, perché tutto quello che tu facevi era magico e irripetibile". Queste le parole di Eraldo Pecci in memoria di Maradona, di cui fu compagno di squadra per una stagione al Napoli. Il regista, che segnò anche un bellissimo gol al Verona quell'anno (passato però in second'ordine perché in quel 5-0 ai gialloblù campioni d'Italia Maradona realizzò una delle sue prodezze più belle, con un gol dalla linea di centrocampo che sorprese Giuliani all'epoca portiere dell'Hellas), viene ricordato da tutti proprio per aver appoggiato a Diego la palla della punizione a due in area contro la Juve che consentì al Pibe di realizzare un gol capolavoro con una parabola letale a scavalcare una barriera posta a soli 3,5 metri per morire all'incrocio dei pali vanificando il volo di Tacconi.
Quel Napoli dell'85-86 finì terzo e tutti sapevano che la squadra si sarebbe ulteriormente rafforzata ma perchè Pecci andò via rinunciando così allo scudetto? Lo spiega su Facebook Alessandro Renica. L'ex libero azzurro, che sui social ha postato le parole di Pecci, risponde a un follower che gli chiede: "Non ho mai capito perché dopo un solo ottimo campionato poi Pecci volle andare via.Era un grande regista Eraldo...". All'epoca si parlò di ragioni familiari ma dopo tanti anni Renica rivela la verità: "Perché Pecci aveva paura dell’aereo e Bianchi non voleva che andasse in macchina...e lui se n’è andato...".