Non c'è caso-Insigne ma Lorenzo impari da Hamsik e Mertens

Succede periodicamente ogni anno, ma a ben vedere dopo ogni sostituzione. Lorenzo Insigne non è nuovo a reazioni sopra le righe quando viene chiamato a lasciare il campo. L'episodio di ieri a Bergamo, con la polemica aperta e subito chiusa da Sarri, è solo l'ultimo anello di una collana di cui il talento del Napoli dovrebbe fare a meno. L'allenatore l'ha già perdonato e ufficialmente ha “smontato il caso”: “Gli ho detto vai su e stai zitto che c'è gente che non entra e tu ti lamenti. Ma non è successo niente di strano. E' normale, perché non avete le telecamere in settimana. Io e Lorenzo litighiamo 3-4 volte a settimana, anche per i rigori nelle partitelle, sono cose normali. Ci arrabbiamo e subito finisce lì. Già nel sottopassaggio ci veniva da ridere”. In realtà c'è poco da ridere, però, perchè Lorenzo è Magnifico quasi sempre ma non quando si tratta di rispettare tecnico e compagni. Nel 2014, con Benitez in panchina, in Europa League uscì protestando, piangendo e buttando la maglia sulla panchina. Nel 2015-2016 si infuriò tutte e due le volte in cui fu sostituito da Sarri, col Palermo (quando a rilevarlo fu Mertens che pure di panchine ne ha dovute ingoiare tante) e con la Juve quando inquadrato dalle telecamere se la prese con l'allenatore: “perchè mi togli, stavo bene!”. Atteggiamenti che stonano con l'immagine da campione di un giocatore nel pieno della maturità che si sta rendendo protagonista della sua miglior stagione. Insigne per fare l'ultimo salto di qualità deve imparare dagli Hamsik e dai Mertens, che la panchina e le sostituzioni le hanno sempre accettate con signorilità e professionalità. Il rischio di diventare il moccioso capriccioso, benchè talentuoso, resta. Almeno fino alla prossima sostituzione.

Stefano Grandi