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Napoli, Benitez e un mercato incompleto: ecco le prime spine

04/09/2013 13:23

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La luna di miele tra Benitez e il Napoli non si è interrotta, ma nel matrimonio perfetto tra lo spagnolo dalle gote rubizze e il club di De Laurentiis qualche scricchiolìo si avverte in sottofondo. Oggetto della lite tra innamorati un mercato che solo a metà ha convinto don Rafaè. Stregato dalle parole di De Laurentiis, l’allenatore che ha scelto Napoli per dimostrare anche in Italia – dopo l’infelice parentesi all’Inter – di essere un top-coach, pensava che sarebbe stato accontentato in tutto o quasi sul mercato ma da lunedì scorso dovrà inventarsi qualcos’altro per migliorare una squadra che è partita col piede giusto ma che ha ancora qualche lacuna. Già dopo la vittoria con il Bologna alla prima giornata, quando gli hanno chiesto come aveva fatto a farsi comprare chiunque da De Laurentiis mentre Moratti ai tempi interisti aveva ignorato ogni sua richiesta, Benitez era stato esplicito: “Veramente non ho avuto tutti quelli che volevo”. Il mercato era ancora aperto ma niente è cambiato nei giorni successivi. All’atto pratico i veri “colpi” li ha scelti in prima persona lui e li ha portati a Napoli in forza del suo carisma e con la complicità del procuratore che è lo stesso dei vari Reina, Albiol e Callejon. Higuain è stato acquistato grazie ai quasi 40 milioni messi sul piatto da De Laurentiis mentre Mertens e Zapata sono state le operazioni chiuse dal ds Bigon. Tradotto: Benitez ha lavorato quasi solo con le sue forze sul  mercato ma avrebbe voluto un appoggio superiore dalla società. Sognava un altro attaccante importante (Jackson Martinez su tutti) ed è arrivata una scommessa colombiana. Voleva Rami o Skrtel per la retroguardia, ma dopo Albiol non è stato acquistato nessun altro difensore. Aveva chiesto un centrocampista di qualità, come Mascherano o Gonalons, ma anche in mezzo non è arrivato nessuno ed anzi è stato ceduto Gargano. I conti non tornano a Benitez e quella rosa allargata su cui puntava tanto per far fronte a tre competizioni e garantire un turnover d’eccellenza ora mostra soprattutto le sue spine. Come quella di Cannavaro, capitano retrocesso e scontento che rischia di diventare un caso a lungo termine. O come le prime critiche che cominciano ad arrivare. L’ambiente lo ha accolto come un professore, com’era giusto e logico, ma i primi appunti sono arrivati dopo la vittoria a Verona con il Chievo. Sotto accusa proprio quella difesa a quattro che non sembra avere gli interpreti ideali: Maggio terzino è fuori ruolo, così come Armero (non a caso proposto come esterno offensivo). Nei due centrali brilla per amnesie Britos e manca un difensore veloce. Le alternative sono poche e i meccanismi non ancora oliati. E se finora a centrocampo Behrami, Inler e Dzemaili stanno cercando di interpretare il calcio di scuola ancelottiana di Benitez, con possesso palla e accelerazioni improvvise, cosa succederà quando infortuni, squalifiche e problemi metteranno a nudo la povertà numerica di un reparto dove comunque manca un vero regista? Solo in attacco tutto sembra funzionare, da Higuain sponda preziosa e killer d’area ad Hamsik capocannoniere non per caso, fino alla sorpresa Callejon. Un “falso sette” tatticamente preziosissimo che si sta dimostrando insostituibile. Con la Champions e il terribile esordio al San Paolo con i vicecampioni d’Europa del Borussia Dortmund alle porte e i primi veri test in campionato (alla quarta giornata c’è la trasferta a San Siro con il Milan) qualche dubbio è venuto anche a Benitez. Si aspettava di più da Bigon, che ha avuto il suo da fare a cedere gli esuberi (anche se in cassa ha portato poco, basti pensare che Donadel è stato dato in prestito gratuito al Verona con tanto di ingaggio di 1 milione netto pagato per intero, ed anche Gargano è solo in prestito a Parma) ma che nel prendere i giocatori indicati non è riuscito ad accontentare il tecnico. Per Benitez questo Napoli è monco anche se non lo dirà mai apertamente. Il sorriso dei primi tempi napoletani però è già scomparso ed ha fatto posto a qualche ruga preoccupata. Sin prisa ma sin pausa è il suo motto, ma sul mercato, forse, il Napoli ha avuto troppa fretta all’inizio e qualche pausa di troppo alla fine.

 


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