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Juventus: le ragioni di uno strapotere destinato a durare

26/04/2016 09:24

Juventus: le ragioni di uno strapotere destinato a durare |  Sport e Vai

Juventus, e sono 5! Ma potrebbero anche diventare 6, 7 e chissà quanti altri. Il giorno dopo la festa bianconera per il 5° scudetto di fila l'analisi impone una riflessione sulla differenza, non solo per qualità e quantità di gioco offerta dai bianconeri, rispetto alle altre competitor.

Da una parte ci sono i numeri, quelli crudi di una superiorità forse mai vista in un tempo così ritretto partendo da quel fatidico Sassuolo-Juve 1-0: +25 punti sulla Roma, +21 sul Napoli, una trentina sull'Inter e così via. Impressionanti se analizzati anche rispetto ad una voglia innata nel DNA bianconero, quello rispolverato da Conte 5 anni fa, capace di inanellare 24 vittorie su 25 partite, striscia mai vista forse in Italia che richiama davvero quella Juve del quinquennio '30-'35, che vinse due Mondiali nell'Italia con Pozzo ct, o anche il Grande Torino quello dove quando Valentino Mazzola alzava le maniche non ce n'era più per nessuno. La differenza è proprio nella differenza con le altre squadre. Netta, mai vista, e forse destinata a durare nel tempo.

Non sono le altre ad essere più deboli ma è la Juve ad essere più forte, per distacco. Frutto di un lavoro cominciato dalle fondamenta da Andrea Agnelli e continuato a livello tecnico ma basato su quello stadio di proprietà che, parafrasando termini del basket, ha una percentuale di vittorie pari al 100%. Da quando la Juve lo ha inaugurato è sempre stata festa tricolore. Juve avanti anche in questo con il primo stadio italiano di proprietà laddove Napoli, Inter, Milan e Roma sono anni indietro coi progetti, le concessioni, le diatribe politiche. 

E se il fatturato cresce la squadra si rinforza e si ringiovanisce. Alzi il dito chi pensava che Dybala, novello fenomeno, Alex Sandro, Rugani, potessero già essere decisivi e sopperire loro modo alle perdite tanto piante di Tevez, Vidal e Pirlo. Per non parlare poi di quel rottame Khedira con cui la Juventus non ha mai perso in campionato, o quello "scarto" di Mandzukic decisivo coi suoi gol quasi quanto la sua versatilità a difendere, fare gioco, fare volume. E poi c'è stata la vecchia guardia, quella che ha alzato la voce quando contava e che si è presa le responsabilità anche di quella falsa partenza.

Da Evra a Bonucci passando per Chiellini e Barzagli per un muro difensivo davanti ad una saracinesca di nome Buffon, evergreen dai guantoni insuperabili. E se a centrocampo hai una diga come Marchisio e Pogba, mister 100 milioni sempre più destinato a rimanere, allora si spiegano i record di imbattibilità. Per una Juve che va al max non poteva che essere Max Allegri l'artefice di un miglioramento continuo, di un'asticella sempre più alta, di un allenatore che ha capito la sua squadra, che sa stimolarla, che ha saputo avere pazienza, anche dalle critiche, aspettando il suo momento e quello dei suoi ragazzi.

Manca la Champions è vero, quella coppa dalle grandi orecchie con cui la Vecchia Signora ha un conto aperto che prima o poi cercherà di chiudere a suo favore. Nel frattempo si diverte a collezionare scudetti. Napoli, Inter, Roma e Milan sono avvisate, la forbice è ancora grande. Il 6° scudetto di fila non è un'eventualità poi così lontana.

Luca Fusco


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