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Il cronista sportivo Mola: 1 mese in ospedale rischiando la vita col virus

07/05/2020 11:43

Il cronista sportivo Mola: 1 mese in ospedale rischiando la vita col virus |  Sport e Vai

“È stato davvero un Inferno. Un virus terribile che mi ha messo duramente alla prova. Solo dopo esser uscito dalla Terapia Intensiva mi hanno detto i medici che avevo rischiato di morire”. Giulio Mola, il popolare giornalista opinionista televisivo e caporedattore dello Sport al Giorno, racconta il suo calvario attraverso l’infernale girone del Coronavirus a Malpensa24:  “Il 2 aprile – ha raccontato il giornalista – sono finito in ospedale. Avevo 41 di febbre. L’ambulanza lo ha trasportato all’Istituto Clinico Città Studi di Milano_ "Dopo un paio di giorni  sono stato trasferito nel reparto sub-intensivo. Ero in una stanza col casco. È una cosa che non sopportavo in alcun modo anche per la mia claustrofobia. Grazie a Dio non sono mai stato intubato. Ma in quella stanza appena sono entrato ho visto queste file di letti con i pazienti perlopiù addormentati. Ero l’unico in quel momento sveglio. Avevo fili dappertutto, mi alimentavano con le flebo. Ho ricordi molti frammentari, ma nella mia incoscienza in quel momento non avevo consapevolezza che la situazione fosse così critica tanto da rischiare la vita. Me lo dissero più avanti. Mi ricordo che in terapia intensiva per bere mi facevano passare la cannuccia attraverso il casco. Non mi vergogno di dire che capitava che piangessi da solo, chiedendo a me stesso perché questa cosa terribile stesse capitando proprio a me. Volevo tornare a casa. Volevo stare di nuovo con la mia famiglia. Condividevo quella stanza con delle persone che come me stavano male e questa condizione di sofferenza collettiva aggravava il mio dolore e la mia tristezza. Il week end del 25 aprile è stato la mia personale liberazione. In quei giorni ero ansioso perché sapevo che stavo migliorando tantissimo e che mi sarei dovuto sottoporre al tampone. Il venerdì faccio il tampone e l’esito è stato negativo. Così anche il secondo tampone. Chiamai mia moglie tra le lacrime dicendo che potevano finalmente venirmi a prendere. Potevo tornare a casa. DLentamente sto recuperando, ma c’è ancora tanta strada da fare, ma almeno ora sono a casa".


Tags: ambulanza giornalista coronavirus

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