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I pro e i contro dell'esonero di Spalletti per il Corriere della Sera

05/02/2019 08:03

I pro e i contro dell'esonero di Spalletti per il Corriere della Sera |  Sport e Vai

Lasciarlo arrivare almeno fino a giugno o dare subito una sterzata? Per Beppe Marotta apparentemente il problema non si pone: il dg dell'Inter dice di non aver mai esonerato nessuno in 22 anni e dà fiducia al tecnico dell'Inter ma il Corriere della Sera si interroga se sia giusto o meno e scrive i pro e i contro della decisione da prendere

Perché tenerlo

Un primo motivo per cui non cacciare Spalletti è che l’Inter, nonostante il pessimo avvio nel girone di ritorno con appena un punto in tre partite, è ancora al terzo posto e con un vantaggio di cinque punti sulla Roma quinta in classifica. Mantenere la posizione in Champions è stata sempre lo spartiacque fissato dalla società. Un’altra carta a favore dell’allenatore è la mancanza di un’alternativa. Antonio Conte ha già detto di non voler prendere una squadra in corsa. Cambiare allenatore e mettere un traghettatore è molto pericoloso. Lo spogliatoio in un attimo lo identificherebbe come tale e magari, dopo una prima reazione, finirebbe per disunirsi ancora di più. Certo che anche tenere Spalletti non è una garanzia, ma almeno conosce le dinamiche interne. L’ultimo motivo per cui la società potrebbe decidere di non esonerarlo è la capacità di Spalletti di centrare sempre l’obiettivo. Se è vero che il tecnico non ha mai vinto in Italia, è anche vero che ha sempre garantito prima alla Roma e poi all’Inter un posto in Champions.

Perché mandarlo via

I motivi per esonerarlo sono svariati. Il primo: è evidente che l’allenatore non ha più in mano lo spogliatoio. La squadra non gli gioca neanche contro, ma è lampante che non dà più tutto per lui. I calciatori non si battono, non credono più nella causa, si limitano al compitino. In molti hanno capito che non resterà e lo hanno mollato. Un secondo punto è proprio il certo addio. Spalletti sa che la sua avventura all’Inter era legata alla conquista di un trofeo. L’eliminazione in Coppa Italia e quella prima in Champions League (non che si dovesse vincere per carità) hanno segnato una spaccatura con la società, anche perché è stato il tecnico a impostare il mercato e a chiedere determinati giocatori, su tutti Nainggolan, Keita, Vrsaljko. Era stato il presidente Steven Zhang, prima di Natale, a promettere: «Torneremo tra i top club d’Europa, vogliamo schiacciare gli avversari». Niente di più lontano dall’Inter di oggi. L’ultimo punto è doppio: non gioco e rottura con l’ambiente. L’Inter è inguardabile in campo e fragile caratterialmente. Riflette le insicurezze del tecnico e, oggettivamente, propone uno spettacolo ai limiti della decenza. Il gioco non esiste, non c’è mai l’impressione di poter comandare una partita, solo di essere sempre in balia degli eventi. E poi c’è la frattura con San Siro. Il pubblico è stufo, fischia, ha perso la pazienza, non riconosce più Spalletti come un leader.


Tags: inter spalletti nainggolan

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