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Corso, Sconcerti rinnega Brera: Era come Maradona

21/06/2020 08:16

Corso, Sconcerti rinnega Brera: Era come Maradona |  Sport e Vai

Corso bocciato da Brera

Mario Corso era un idolo anche per Mario Sconcerti. L'editorialista del Corriere della Sera oggi ricorda come l'ex fantasista dell'Inter, scomparso ieri a 78 anni, per Gianni BreraCorso era soltanto il participio passato del verbo correre e che Brera non amava gli artisti, ma sostiene che su Corso sbagliava, come sbagliò su Rivera. Corso era anche un atleta, lento, ma fisicamente duro. Non riteneva di aver bisogno di correre, ma non era facile spostarlo.

Corso non era atipico per Sconcerti

Sconcerti racconta Corso per come lo aveva visto: Dicevano che era atipico ed era quello il primo errore. Non si è atipici se si giocano più di cinquecento partite in serie A e si segnano 104 reti. Un umorale forse, come Platini, ma non un atipico. Corso era un trequartista puro. D’altra parte allora non c’era televisione, nessuno vedeva il calcio, solo Brera e pochi altri. E alla fine eri quello che loro decidevano, anche se non lo eri.

Corso era uno dei migliori giocatori italiani di sempre

In realtà Corso, secondo Sconcerti, è stato uno dei giocatori migliori che l’Italia abbia mai avuto. Certe sue invenzioni le ha avute solo Maradona... Corso era sempre dentro il campo, vittoria dopo vittoria, spesso decideva lui. Era un titolare fisso nonostante Herrera non lo sopportasse perché era il cocco della signora Erminia Moratti, aveva paura gli parlasse male di lui.  A ogni apertura di mercato Herrera faceva la lista dei partenti e la dava a Moratti. Al primo posto sempre Corso. Moratti aumentava lo stipendio a Herrera e si teneva Corso. Ma anche Herrera se lo teneva e lo faceva giocare sempre. Ma quale discontinuo. Era divino ed esatto... Oggi farebbe la differenza nell’Inter, nella Juve e in Nazionale.

Corso escluso dalla nazionale per un gestaccio

E' un dato che Corso non abbia avuto grande fortuna in Nazionale e Sconcerti spiega il perché. "Quando Giovanni Ferrari lo escluse dai convocati per il Mondiale in Cile, nel 1962, in fondo a una partita di notte in cui dette spettacolo, Corso lo andò a cercare sotto la tribuna e lo mandò a quel paese col gesto dell’ombrello. Non fu mai più chiamato. Questo è coraggio, è dignità. Sapeva di avere ragione lui. Peraltro l’Italia in Cile andò malissimo".

Corso e le punizioni

Poi le sue punizioni, sempre uguali, sempre dalla stessa posizione, sempre prevedibili e sempre in gol. Le chiamarono «a foglia morta», nessuno in Italia ha mai più battuto punizioni così. Maradona, Mihajlovic, Del Piero, Totti gli davano più forza. Corso era inerzia, pigrizia, esattezza. Una presa in giro....Corso era infinito e divisivo, era il faro che non vuole essere visto, aveva dentro Coppi e Bartali insieme, l’intera valigia del calcio che portava senza avvertirne il peso, irraggiungibile.  Nel calcio vince l’ultimo che ha fatto gol. Per Corso spero avvenga l’opposto. Merita un posto che non gli abbiamo mai dato.


Tags: maradona corso sconcerti

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