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Capello: Che successi col Milan ma la mia impresa è scudetto Roma

26/07/2017 14:54

Capello: Che successi col Milan ma la mia impresa è scudetto Roma |  Sport e Vai

Riconoscente al Milan, dove ha iniziato la carriera ed ha centrato risultati strepitosi, ma per Fabio Capello la vera impresa è stata vincere lo scudetto con la Roma. Il tecnico oggi in Cina alle dipendenze di Suning, ha ripercorso la sua carriera in un'intervista al sito dell'Uefa. Centrocampista di ruolo, Capello da calciatore di Roma, Juventus e Milan ha vinto quattro Scudetti e collezionato 32 presenze con la maglia della nazionale italiana. Dismessi i panni di giocatore, Capello come allenatore ha invece vinto cinque campionati italiani, con Roma e Milan, e due Liga col Real Madrid: “Ho smesso di giocare nel 1980, e ho iniziato allenando i 15enni del Milan. Poi sono passato alla fascia 17–18 anni, e in seguito a quella dei 20enni. Credo sia molto importante per gli allenatori con ambizioni saper gestire i ragazzi giovani. Sono diventato assistente dell'allora allenatore del Milan, Nils Liedholm, nel 1987. Il presidente mi chiese di prendere le redini della squadra nelle ultime cnque partite, e ci qualificammo in Coppa UEFA. Nils Liedholm rimase con noi, e io volevo andasse così. Lui era stato un allenatore che aveva fatto la storia del calcio italiano. Aveva una grande esperienza e aveva dato molto al calcio”.

I MOMENTI CLOU - Capello snocciola i momenti clou della sua carriera: Una squadra con la quale ho vinto molto e che mi ha dato grandi soddisfazioni è stato il Milan... ma quella era una squadra già formata. Al mio arrivo ho cambiato giusto un paio di cose. Lo sforzo maggiore l'ho compiuto a Roma perché lì dovevo portare una mentalità vincente alla squadra. Ci sono enormi differenze tra l'allenare la Roma, la Juve o il Milan. Bisogna sapersi adattare. C'è una grande differenza in Italia tra Roma e Milano, e c'è una differenza ancora maggiore tra Italia e Spagna. Cambia il calcio, la cultura, la stampa. Bisogna capire dove ci si trova, quali sono gli usi e costumi del luogo e così via, perché in caso contrario si andrà incontro a enormi difficoltà”. Legato al Real un altro ricordo indimenticabile: “Al Real Madrid invece sono stato due volte, la seconda delle quali dopo che il club aveva attraversato un paio di anni senza vincere niente. Quel secondo periodo mi ha regalato la soddisfazione più grande poiché nel 2007 abbiamo vinto il titolo all'ultima giornata dopo essere stati dietro al Barcellona per gran parte del campionato. Dicevo ai ragazzi che erano bravi quanto il Barcellona sia come forza che come modo di giocare. Volevo giocassero ogni partita come una finale e poi se il Barcellona fosse arrivato avanti, l'avremmo applaudito. c'era uno spirito e un impegno che era quasi folle. Dovete sapere che la psicologia riveste un ruolo fondamentale nella testa dei giocatori più esperti - e a volte può anche bloccarli. L'ultima partita era contro l'RCD Mallorca. Avevamo gli stessi punti del Barcellona, ma avendo pareggiato al Camp Nou e vinto al Bernabéu, eravamo in vantaggio negli scontri diretti. Dovevamo solo vincere la partita. Nel primo tempo, tuttavia, i nazionali - calciatori d'esperienza - giocavano con paura. Non facevano niente di giusto, e a fine primo tempo eravamo un gol sotto. Nell'intervallo in genere chiedo ai giocatori di non dire nulla nei primi quattro o cinque minuti. Gli concedo di cambiarsi, lavarsi e fare ciò che vogliono perché se inizi a parlare subito negli spogliatoi, rischi di dire cose stupide perché sei nervoso. È importante che un allenatore rimanga calmo. Ho usato quei quattro o cinque minuti per pensare come cambiare le cose. Poi ho chiesto di farmi spazio e mi sono seduto insieme a loro. Ero al loro stesso livello in quel momento e gli dissi semplicemente che avevamo fatto qualcosa di incredibile e gli chiesi perché avremmo dovuto regalare il titolo al Barcellona adesso. Poi aggiunsi: "Andate in campo e giocate come fate in allenamento". Questo è tutto. Non aggiunsi altro. La squadra poi vinse la partita e così ci aggiudicammo la Liga”.

COME PICASSO - Poi Capello usa una metafora: “Il nostro lavoro – così come quello dell'artista – è di andare in giro a copiare. Dopo aver copiato però, bisogna modellare le cose secondo le proprie idee. Pensate ai grandi artisti; Picasso ha copiato dagli artisti africani ed è diventato un genio. La mia idea è quindi di 'copiare e sviluppare”. Il miglior giocatore mai allenato è un altro ex Milan: “Il più grande mai allenato è stato il brasiliano Ronaldo, sebbene abbia finito per cederlo a gennaio! Era tecnicamente incredibile alla massima velocità - come nessun altro giocatore mai visto in carriera. Nei 30 metri faceva ripartenze e cambi direzione tutto alla massima velocità”.

Stefano Grandi


 

 


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