A De Laurentiis interessa più il Palazzo e la Figc che lo scudetto?

Del suo Napoli parla sempre meno, che sia mercato o che sia il testa a testa con la Juventus per lo scudetto. Qualche pensiero affidato alla radio di famiglia qua e là, qualche battutina strappata al volo, qualche tweet (sempre più rari) per annunciare acquisti. Aurelio De Laurentiis sembra vivere in maniera più distaccata rispetto al passato le sorti sul campo della squadra azzurra. Mentre su altri versanti la presenza dei dirigenti, da Marotta a Fassone, è sempre presente – anche a livello mediatico – a Napoli le vicende vengono seguite in maniera diversa. Non è detto che sia un male, ovvio. Contano i fatti e si sa che le chiacchiere quasi sempre stanno a zero, anche se stupisce che un Napoli primo in classifica susciti poco movimento ai vertici del club. Specie se, di contraltare, De Laurentiis appare molto più coinvolto quando si parla del futuro della Figc, della gestione del calcio italiano, dei diritti tv. Le parole alla Stampa (“il calcio va demolito e, poi, ricostruito daccapo. Con idee e programmi, nuovi e realizzabili. Quando arrivi sul fondo, non puoi che ricominciare. Non c’è alternativa. Quando, fra di noi in Lega, riusciamo a fare una riflessione di gruppo, capita di guardare ad altre realtà. Quella inglese ci piace. Da ricucire c’è l’intero movimento. Prima il Mondiale perso, ora questo spettacolo impensabile: se non cambiamo le cose adesso, addio. Dobbiamo darci un lasso di tempo di due, tre anni. Ma soprattutto, ribadisco, ripartire da zero altrimenti mettiamo solo delle pezze e ci ricaschiamo di nuovo…Importa che questa lezione ci serva da scossa: la seria A può andare avanti, e vivere, anche da sola") sono quantomai chiare per capire quanto il presidente del Napoli ci tenga alla governance e a tutte le riforme che si possono fare per il calcio italiano. Che tutto ciò possa portare anche vantaggi al suo Napoli è possibile, ma agli occhi dei tifosi stona un po' che il patron si accalori più per la politica del palazzo che per le imprese di Mertens e compagni.

Stefano Grandi