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L'esplosione di Sancho, lo scugnizzo di Kennington

06/11/2018 12:30

L'esplosione di Sancho, lo scugnizzo di Kennington |  Sport e Vai

Per Jadon Sancho il calcio è una cosa semplice: si prende la palla nel punto A, ovvero ovunque gli arrivi sul campo di gioco, e la si porta nel punto B, la porta, o quanto più vicino ad esso si possa riuscire. Con questa filosofia diretta, semplice, ma basata su una enorme fiducia in sé stesso, il talento del Borussia Dortmund è diventato il classe 2000 più forte - o almeno più produttivo - del momento in Europa. Nessun millennial nei 5 principali campionati d’Europa ha messo insieme più assist (6) e reti (4) di questo ragazzino cresciuto a Kennington, il sobborgo più povero e malfamato della zona Sud di Londra, in una famiglia di emigrati di Trinidad e Tobago. Numeri straordinari, pur giocando spesso solo spezzoni di partita: nel Borussia Dortmund di Lucien Favre Sancho ha giocato da titolare appena 6 delle 15 partite stagionali, per un totale di 687 minuti: dunque, ha collezionato un evento decisivo ogni 85 minuti giocati. 

VIA DAL CITY. Il suo score ha portato molti a chiedersi perché, nell’estate del 2017, il Manchester City abbia scelto di cederlo, accettando la corte del club della Vestfalia. La risposta alla domanda è semplice, come il calcio di Sancho: Jadon voleva giocare. Dopo essere esploso agli Europei U17 del 2016, dove si laureò MVP con 5 gol e un assist per la selezione inglese, Sancho non voleva più attendere: dopo una stagione vissuta tra squadra riserve e U18 del City non si presentò ad un allenamento delle giovanili, forzando così la cessione al Borussia Dortmund, che lo pagò però ben 8 milioni di euro, cifra record per un ragazzo che non aveva giocato neanche un minuto tra i “pro”. I dirigenti giallo-neri, come spesso gli capita, avevano visto giusto: a Dortmund le qualità di Sancho sono esplose. 

ISTINTO E SEMPLICITA’. Qualità sviluppate da bambino, da giocatore cresciuto in strada: il suo è un gioco fatto di dribbling, tricks e finte che non sono state allenate in un’academy, ma nel campetto del quartiere, dove contava superare quelli più grandi e andare in porta. A 12 anni l’approdo al centro sportivo del Watford, dove dicono di avergli insegnato poco o nulla, prima del salto al City, del Borussia e del debutto nella nazionale inglese, avvenuto lo scorso 12 ottobre nei minuti finali contro la Croazia. Sancho è tutt’ora un giocatore diretto, istintivo ma privo di fronzoli, che - ed è questo il dato più interessante - sta migliorando: ha capito che, arrivato ai 20 metri, la palla si può anche passare, trovando soluzioni ancora una volta complicate, ma dirette. Per informazioni chiedere a Jacob Bruun Larsen, suo compagno di squadra nel Borussia, a cui ha recapitato un filtrante da urlo nel 3-0 rifilato al Monaco. Anche sotto porta l’anglo-caraibico sta diventando più concreto: due settimane fa contro l’Atletico Madrid ha segnato il suo primo gol in Champions League e stasera i colchoneros dovranno tenerlo d’occhio, anche se dovesse partire dalla panchina. Perché a Jadon, lo scugnizzo di Kennington, non serve poi molto tempo per prendere la palla e tracciare sul campo la via più veloce verso la porta.   

 


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