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Champions: Lamela è diventata matura, il Tottenham se lo gode

05/11/2018 09:06

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A neanche 19 anni era un predestinato con l'etichetta di top-player che sembrava dovesse appiccicarsi addosso da un momento all'altro, a 23-24 anni un punto interrogativo ma oggi Erik Lamela sembra aver finalmente mantenuto quelle promesse che in Argentina, dove esplose giovanissimo, l'avevano portato ad avere una quotazione super quando era poco più che maggiorenne. Ora nel Tottenham che affronta il Psv per rimontare in un girone di Champions dove era strafavorito assieme al Barcellona, il centrocampista che tutti chiamano il Coco (“Mio fratello non sapeva dire Erik. Faceva: Coco, Coco. E sono rimasto Coco") è diventato grande. Lamela è matura per trascinare gli Spurs. Il momento no è alle spalle, colpa anche di infortuni (soprattutto all'anca) e della concorrenza trovata in Inghilterra. Ora per Pochettino è diventato uno degli intoccabili, ha una media gol strepitosa. «La forma dei giocatori a volte cambia; la cosa più importante è stata dargli fiducia, credere in lui. La stagione precedente all’ultima per lui è stata difficile, ma gli abbiamo dimostrato pazienza, ci siamo occupati di lui», ha detto il tecnico argentino che però per vederlo dare il meglio gli ha cambiato ruolo. Prima lo confinava sulla fascia nel terzetto che agiva dietro Kane, ora schiera il Tottenham con una sorta di albero di Natale in cui l’argentino e Lucas Moura possono giocare più centralmente. Lamela tocca il pallone nell’area avversaria il doppio delle volte rispetto alla passata stagione e tira il triplo negli ultimi sedici metri. Se in Premier spesso parte dalla panchina (ma entra e spesso risolve) in Champions è un titolare fisso e vuole ancora crescere. Alla Roma, nei due anni giocati in serie A, fece vedere parte del suo talento ora cerca la consacrazione dopo anni difficili. Si definiva pigro (ma solo nel senso che non gli piaceva studiare) e il suo hobby è stato da sempre il pallone: "La mia casa è a Carapachay, un barrio di Baires. Lì vicino c'è un campetto di pelota, io andavo col pallone e ci passavo la giornata, a sette anni ero nel River. Zidane, era il mio mito, il più grande quando io cominciavo”. A 12 anni il Barcellona gli offrì un contratto dopo averlo visto segnare 5 gol in una gara di un torneo giovanile ma disse di no ("Ero troppo piccolo per vivere quello che sto vivendo adesso. Complicato. Non ce la siamo sentita. Così io sono rimasto tra i ragazzini del River, mio padre è rimasto nella panetteria di famiglia. José el panadero, mio padre a Carapachay lo conoscono così. Finivo di giocare a pallone e correvo lì dentro da lui. Non voleva che mettessi le mani nella farina. È pericoloso, diceva". Ora le mani le lascia ferme, ma i piedi li fa muovere. E con quelli (specie il sinistro) è Lamela ad essere pericoloso.


Tags: champions tottenham lamela

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